Gli allenatori stranieri che hanno fatto la storia dell’Atalanta

Un viaggio nella storia atalantina attraverso i suoi rari tecnici stranieri, tra record e vicende umane che hanno segnato il club. Dal primo mister ungherese alle figure eroiche.

La storia dell’Atalanta, ricca di passione e tradizione, rivela un percorso peculiare per quanto riguarda la guida tecnica. A Bergamo, infatti, non si è mai manifestata una predilezione per gli allenatori provenienti dall’estero. Un’analisi approfondita del passato nerazzurro mostra come i tecnici non italiani siano stati una presenza piuttosto rara sulla panchina della prima squadra, rendendo ogni loro incarico un capitolo significativo nella narografia del club.

Pochi… ma buoni

Nel corso della sua lunga storia, solo sei allenatori stranieri in totale si sono seduti sulla panchina dell’Atalanta. Uno di questi, Heriberto Herrera, ha concluso il suo incarico cinquant’anni fa. A questi si aggiungono figure di origine straniera ma naturalizzate italiane, come l’ungherese Nehadoma, gli argentini Lovati e Monti e l’uruguaiano Puricelli. Il primo tecnico autenticamente straniero a guidare la Dea fu l’ungherese Imre Payer, il secondo allenatore in ordine cronologico nella storia atalantina.

Il primo della fila

Il primato di presenze tra i tecnici stranieri appartiene a un altro ungherese, Josef Violak, con ben 84 panchine. Violak guidò l’Atalanta nel decennio del 1930, ricoprendo inizialmente un duplice ruolo di allenatore e giocatore nella stagione 1930/31, per poi dedicarsi esclusivamente alla conduzione della squadra negli anni successivi. Ma la storia degli allenatori stranieri è anche legata a una delle vicende più commoventi e drammatiche: quella di Geza Kertesz. Allenatore nerazzurro nella stagione 1938/39, Kertesz sfiorò la promozione in Serie A, mancata all’ultima giornata per la differenza reti.

Eroe

Dopo l’esperienza con l’Atalanta, Kertesz proseguì la sua carriera in altre squadre italiane, per poi fare ritorno in patria nel 1943. Qui si distinse per un’eroica attività di resistenza contro le forze naziste, riuscendo a salvare la vita di numerosi ebrei e partigiani ungheresi. Purtroppo la sua opera fu interrotta da una denuncia, che lo portò alla fucilazione il 6 febbraio 1945 a Budapest, pochi giorni prima dell’ingresso delle truppe russe nella capitale ungherese avvenuto il 13 febbraio 1945. Nel 2019, il campo di calcio di Campagnola è stato intitolato a Geza Kertesz in suo onore. La cerimonia ha visto la partecipazione dell’Atalanta e di una nipote dell’ex tecnico nerazzurro, a testimonianza di un legame che trascende il tempo e il campo da gioco.