Nel panorama calcistico italiano, le storie di riscatto e le filosofie innovative emergono spesso dalle categorie inferiori, portando alla ribalta figure capaci di ispirare. È il caso di Antonio Calabro, tecnico della Carrarese, che in una recente intervista a La Gazzetta dello Sport ha aperto il suo cuore, raccontando un percorso fatto di sfide personali e successi inaspettati. Le sue parole non solo delineano la traiettoria di una squadra in ascesa, ma offrono anche uno spaccato intimo sulla sua visione del calcio e della vita, con riferimenti che spaziano dalla Serie B alla Serie A.
La rinascita di Calabro
Il cammino di Calabro alla guida della Carrarese è la concretizzazione di una vera e propria rivincita personale. Dopo un periodo da svincolato, in cui il tecnico ha ammesso di aver temuto l’oblio, la chiamata del club apuano ha segnato l’inizio di una rinascita. Sotto la sua guida, la squadra ha conquistato la promozione dalla Serie C e, da neopromossa, ha chiuso il campionato di Serie B al dodicesimo posto. L’inizio del nuovo torneo ha visto un’ulteriore conferma, con una vittoria nel sentito derby contro lo Spezia, un risultato che, pur esaltante, non ha distolto il mister dalla sua proverbiale concretezza.
Filosofia di gioco
La mentalità di Calabro si riflette chiaramente nella sua filosofia di gioco e nella gestione del gruppo. Il tecnico ha rivelato di aver studiato a fondo le tattiche della Juventus di Antonio Conte, un modello che ha influenzato la sua preferenza per il modulo 3-4-2-1. Non solo, ma la sua ricerca di ispirazione lo porta a osservare attentamente il calcio di alto livello: “Analizzo il gioco di formazioni che adottano schemi simili al nostro, come il Bayer Leverkusen e l’Atalanta di Serie A”, ha dichiarato, evidenziando una costante sete di apprendimento e adattamento. Questa attenzione ai dettagli e la volontà di evolversi sono pilastri del suo approccio.
Obiettivi chiari e la forza della spiritualità
Nonostante i successi, Calabro mantiene i piedi per terra e fissa obiettivi chiari per la sua squadra. “La stagione è lunga e il nostro traguardo è ben definito: raggiungere i 45 punti per assicurarci la salvezza”, ha ribadito ai suoi giocatori. Per infondere la giusta motivazione, lo scorso anno aveva appeso nello spogliatoio un foglio con la quota di retrocessione assegnata dagli operatori, un 1.16, per stimolare la stessa “rabbia e volontà di riscatto” che lo animava. Oltre al campo, la sua vita è permeata da una profonda spiritualità e passione per la filosofia: “La lettura è il mio modo per far viaggiare la mente, mentre la religione mi ricorda che siamo tutti uguali. Prima di ogni partita, cerco un momento di solitudine nello spogliatoio per pregare”, ha confidato, svelando il lato più intimo di un allenatore che unisce tattica, motivazione e fede.




