Il 9 settembre, il mondo del calcio ha celebrato il 62° compleanno di Roberto Donadoni, un nome che risuona con forza nel cuore dei tifosi atalantini. Nato a Cisano Bergamasco, Donadoni è molto più di un semplice ex calciatore; è un simbolo, un talento purissimo emerso dalla fucina della Dea, la cui carriera ha lasciato un segno indelebile sia a Bergamo che sui palcoscenici internazionali.
Le radici nerazzurre: dalla Primavera alla Serie B
La sua storia con i colori nerazzurri inizia nelle giovanili, dove già nel 1982 si distinse conquistando il Trofeo Dossena sotto la guida di Domenico Casati, affiancato da compagni come Costanz(i)o Barcella e Mindo Madonna. Il debutto in prima squadra avvenne in Serie C nel 1981, con Ottavio Bianchi, sebbene in quell’anno si limitò alla Coppa Italia di categoria. Fu poi sotto la gestione di Nedo Sonetti che Donadoni si affermò, contribuendo alle promozioni dalla Serie C e dalla Serie B nel 1984. In cinque stagioni con l’Atalanta, collezionò 120 presenze e 7 reti, indossando spesso la maglia numero 10, prima di spiccare il volo verso nuove avventure nel 1986.
L’apice della carriera: Milan, Nazionale e oltre
Dopo aver lasciato Bergamo nel 1986, Donadoni divenne uno dei primi grandi acquisti dell’era Silvio Berlusconi al Milan, dove costruì una carriera leggendaria. Con i rossoneri, ha conquistato sei Scudetti, tre Coppe dei Campioni, tre Supercoppe UEFA e tre Coppe Intercontinentali, affermandosi come uno dei centrocampisti più completi della sua generazione. La sua impronta non si limitò ai club: con la maglia azzurra, raggiunse il secondo posto agli Europei Under 21 nel 1986 e il terzo posto ai Mondiali casalinghi del 1990, entrambi sotto la guida di Azeglio Vicini. La sua carriera da giocatore lo portò anche negli Stati Uniti con i New York Metrostars e in Arabia Saudita, dove vinse il titolo con l’Al-Ittihad nel 2000, totalizzando 581 presenze e 35 gol in carriera, oltre a 63 presenze e 5 reti con la Nazionale maggiore.
Dalla panchina al cuore dei tifosi
Appese le scarpe al chiodo, Donadoni ha intrapreso la carriera di allenatore, guidando diverse squadre tra cui Lecco, Livorno, Genoa, Napoli, Cagliari, Bologna e Shenzhen, oltre a ricoprire il ruolo di commissario tecnico della Nazionale italiana tra il 2006 e il 2008, periodo in cui raggiunse i quarti di finale degli Europei, eliminato ai rigori dalla Spagna. Nonostante i successi lontano da Bergamo, Roberto Donadoni rimane nel cuore dei tifosi atalantini come uno dei figli prediletti della Dea, un fuoriclasse di intelligenza e piedi finissimi. La sua figura è spesso accostata a quella di Angelo Domenghini nella discussione su chi sia il più grande calciatore bergamasco di tutti i tempi, un dibattito che testimonia l’immensa stima e l’affetto che la sua terra natale nutre per lui.