L’ex attaccante Sergio Floccari, che ha vestito anche la maglia dell’Atalanta, ha raccontato la sua carriera in un’intervista a La Gazzetta dello Sport. Tra i temi toccati, anche quello della Nazionale: “Il mio unico rimpianto è la maglia dell’Italia Troppo facile dire: ‘Ora saresti titolare’”. Ha inoltre sottolineato la difficoltà di rientrare tra i convocati, affermando che “ai suoi tempi effettivamente c’era bisogno che scoppiasse un’epidemia per essere chiamati”.
Le sfide degli inizi
La strada verso il calcio professionistico per Floccari è stata tutt’altro che semplice. L’ex attaccante ha raccontato le notevoli difficoltà e la mancanza di strutture adeguate per i giovani talenti nella sua regione d’origine, la Calabria. Ha ricordato i sacrifici quotidiani, che includevano percorrere lunghe distanze per raggiungere gli allenamenti. “Da noi mica venivano gli osservatori, facevo più di 100 chilometri per andarmi ad allenare a Catanzaro e altrettanti a tornare”, ha rivelato.
Il periodo al Montebelluna
Un momento particolarmente critico nella carriera giovanile di Floccari si è verificato durante la sua esperienza al Montebelluna, un periodo che lo ha messo a dura prova sia a livello personale che sportivo. L’ex attaccante ha confessato di aver vissuto un isolamento significativo, lontano da casa e con poche opportunità di scendere in campo. “Non avevo amici, giocavo pochissimo ed ero l’unico che veniva da fuori, vivevo da una signora”, ha raccontato, descrivendo la solitudine di quel periodo. Nonostante le difficoltà, la sua determinazione non ha mai vacillato. Ha rivelato di essersi iscritto all’università, ma senza mai sostenere un esame, una scelta dettata dalla sua incrollabile fiducia nel calcio. “Non contemplavo la possibilità di non arrivare. O almeno, non ci ho mai pensato”, ha affermato, sottolineando la sua totale dedizione al sogno di diventare un calciatore professionista, un sogno che si è concretizzato anche con la sua esperienza all’Atalanta: “Con la maglia della Dea ho trovato Delneri allenatore, per esempio, stavo benissimo, ma la società scelse di vendermi al Genoa”.




