Dopo il cambio in panchina con l’arrivo di Palladino e l’esonero di Juric, la dirigenza dell’Atalanta torna a parlare e lo fa con il suo amministratore delegato Luca Percassi. In un’intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport, ha raccontato strategie e idee per il presente e il futuro della Dea. Di seguito alcuni estratti dell’intervista.
I fischi dopo il ko col Sassuolo
Percassi ha commentato così i fischi del New Balance Stadium dopo il ko per 3-0 contro il Sassuolo: “Per l’Atalanta sono un fatto raro, anche nei momenti difficili. Domenica, così come a Udine, il sostegno dei tifosi non è mai mancato fino al fischio finale. Li ringrazio di cuore per questo ed è la cosa che voglio sottolineare. A fine partita è arrivato qualche fischio ma subito dopo sono ricominciati gli incitamenti. Sono dinamiche che devono dare forza a chi scende in campo”.
La scelta di Juric
Poi la domanda sulla scelta di Juric in estate: “Quattordicimila abbonamenti e uno stadio pieno sono la fotografia migliore di cosa significhi l’Atalanta per la sua gente. È normale che ci siano perplessità quando si chiudono dei cicli, specialmente dopo nove anni con Gasperini. Ci sono cose e persone che si vorrebbero durassero per sempre, ma il calcio vive di cicli. Noi abbiamo fatto di tutto per allungarli il più possibile, quando finiscono però la società deve andare avanti, cercando di sbagliare il meno possibile. In questo, i tifosi sono sempre stati al nostro fianco, perché il loro attaccamento è prima di tutto alla maglia”.
Percassi su Palladino
In settimana è arrivato Palladino, che guiderà la squadra dopo il croato: “La prima cosa che chiedo è un’Atalanta autentica, senza paura. Palladino l’abbiamo conosciuto giocandoci contro: le sue squadre provano sempre a giocare, hanno idee chiare e principi riconoscibili. Ha utilizzato anche la difesa a quattro, ma il solco è quello che abbiamo tracciato negli ultimi anni. La squadra è costruita per continuare su quella strada, non per stravolgere tutto”.
La filosofia “Gasperiniana”
Infine, un passaggio dell’ad sulla filosofia portata a Bergamo da Gasperini: “Abbiamo pensato di abbandonarla. Ma avrebbe significato lasciare una strategia che ci ha dato tantissime soddisfazioni. Anche l’Under 23 è impostata in quel modo. Restare in questo solco ci è sembrato il modo migliore per dare certezze alla squadra. Chiunque sarebbe arrivato sarebbe stato esposto al confronto con il passato: se avessimo cambiato totalmente e le cose non fossero andate bene, le critiche sarebbero arrivate comunque. Abbiamo scelto la via che, in teoria, dava più continuità, considerando che un cambiamento enorme c’era già stato con l’addio di Gasperini”.




