Serse Cosmi: “Retegui nel 2000 non avrebbe visto il campo”

Serse Cosmi critica il calcio italiano. Al Festival di Arezzo parla di mercato e paragona Retegui a Hubner, sostenendo che il bomber dell’Atalanta non avrebbe giocato nel 2000.

Serse Cosmi, noto per la sua schiettezza, ha acceso il dibattito al Festival del calcio italiano di Arezzo. Le sue parole, dirette e senza filtri, hanno puntato il dito contro il calcio moderno e anche su un protagonista della scorsa Serie A. Mateo Retegui. Le affermazioni del tecnico umbro hanno sollevato interrogativi profondi sulla direzione che il mondo del pallone sta prendendo.

Le critiche al mercato moderno

Cosmi ha espresso un giudizio severo sul panorama attuale delle trattative, descrivendolo come “completamente stravolto” da proposte economiche che giungono dal Medio Oriente. Ha evidenziato come certe operazioni abbiano perso ogni logica, rischiando di snaturare l’essenza stessa del gioco. L’esempio citato è il trasferimento di Retegui all’Al Qadsiah per una cifra considerevole, un’operazione che, a suo dire, “vent’anni fa sarebbe stata impensabile, anche per calciatori di ben altro spessore”.

Il confronto con il passato

Il tecnico ha poi affondato il colpo sul valore tecnico del calcio italiano odierno, ritenuto nettamente inferiore rispetto al passato. Ha sostenuto che un giocatore come Retegui, pur essendo stato capocannoniere con l’Atalanta, “nel 2000 non avrebbe trovato spazio nemmeno in una delle diciotto squadre della massima serie”. Cosmi ha ricordato di aver allenato attaccanti del calibro di “Miccoli, Bazzani, Vryzas al Perugia”, affermando che “giocatori come loro oggi sarebbero intoccabili in qualsiasi formazione”.

La stoccata su Hubner

La provocazione più incisiva è arrivata con il paragone tra Retegui e Dario Hubner, un’icona del gol di altri tempi. Cosmi ha riconosciuto il titolo di capocannoniere di Retegui, ma ha subito aggiunto con tono ironico: “Anche Hubner lo è stato, e vi posso assicurare che Hubner era cento volte più forte di lui. Non scherziamo, il calcio vero era un’altra cosa”.