In un’ampia intervista concessa a L’Eco di Bergamo, Ivan Juric ha offerto uno sguardo approfondito sul suo inserimento nel mondo Atalanta, delineando un quadro estremamente positivo delle sue prime settimane.
L’eccellenza organizzativa che sorprende
Il tecnico croato ha espresso la sua ammirazione per la meticolosa organizzazione che caratterizza la società bergamasca, un aspetto che lo ha colpito profondamente. “Sapevo di trovare sul campo ragazzi pronti a dare il massimo,” ha dichiarato Juric, “ma non immaginavo una struttura così impeccabile al di fuori del terreno di gioco. Dallo staff medico ai magazzinieri, passando per i cuochi, ogni ingranaggio funziona alla perfezione, spingendoti a dare ancora di più.”
La gioia di valorizzare i talenti
Juric ha poi ribadito la sua predilezione per la crescita dei giovani, un’etichetta che lo accompagna da tempo e che per lui rappresenta la gioia più grande, al di là dei successi sul campo. “Vedere un ragazzo maturare e affermarsi come calciatore vero è una soddisfazione immensa,” ha affermato. Ha citato l’esempio di Raoul Bellanova, la cui evoluzione da un talento ancora in fase di sviluppo ai tempi del Torino fino al raggiungimento del livello richiesto dall’Atalanta lo riempie di orgoglio, sottolineando come la maturazione sia un processo individuale e non un errore precedente.
Il futuro passa dall’Under 23: Bernasconi e Palestra sotto la lente
Tra i giovani profili che sta attentamente valutando, alcuni hanno già catturato la sua attenzione. “Bernasconi ha mostrato qualità interessanti, specialmente in fase difensiva,” ha evidenziato Juric, “e anche Palestra è un profilo che merita piena fiducia. Sono ragazzi che possono davvero dire la loro, a patto che mantengano una costante dedizione al lavoro.” In questo contesto, il tecnico ha enfatizzato il ruolo cruciale del progetto Under 23 dell’Atalanta, definendolo un “grande valore aggiunto” per lo sviluppo dei futuri talenti del club.
L’importanza del legame umano e linguistico
Un altro aspetto fondamentale per Juric è la capacità di comunicare con i giocatori stranieri. “È un fattore decisivo,” ha spiegato, “poter parlare croato, italiano, inglese e spagnolo mi permette di avvicinarmi ai ragazzi, di comprenderli meglio anche dal punto di vista umano.”