Nel giorno del suo trentesimo compleanno, Robin Gosens, ex esterno dell’Atalanta e ora alla Fiorentina, ha scelto di affrontare pubblicamente un tema ancora troppo spesso ignorato nel mondo del calcio: la salute mentale. Le sue parole, cariche di onestà e consapevolezza, hanno squarciato il velo su una realtà complessa che tocca anche chi, dall’esterno, sembra avere tutto.
Il tabù della fragilità nel calcio secondo Gosens
Gosens, forte della sua formazione in psicologia, ha evidenziato come le difficoltà psicologiche siano ancora percepite come un segno di fragilità, spingendo molti, inclusi gli atleti, a nascondere il proprio disagio. “Esiste ancora una reticenza diffusa a discutere di queste tematiche,” ha affermato, “quasi fossero un segno di debolezza, e questo non aiuta nessuno, anzi, si finisce per fare un torto a se stessi e agli altri.” Ha poi sottolineato l’importanza di riconoscere che i calciatori sono, prima di tutto, persone con le loro vulnerabilità.
Denaro e benessere
L’ex giocatore nerazzurro ha sfatato il mito che il benessere economico garantisca la serenità, spiegando che “il denaro non può comprare la salute.” Ha chiarito che, nonostante i guadagni elevati, i problemi personali, familiari o di salute non scompaiono, e non esiste una cura acquistabile in farmacia per il malessere interiore. “I tifosi devono comprendere che un calciatore, pur con tanti soldi, può affrontare difficoltà in famiglia, problemi di salute o esterni, e non può semplicemente comprare una soluzione,” ha aggiunto, ribadendo la necessità di empatia.
L’appello all’apertura e al supporto
Gosens ha condiviso la sua esperienza personale, rivelando di aver cercato supporto psicologico per anni, trovando in un professionista una persona capace di ascoltare senza giudicare. Ha lanciato un appello affinché “si crei un ambiente dove ci si possa aprire, perché la condivisione del proprio vissuto può essere di grande aiuto per sé e per gli altri.” Ha concluso sottolineando la responsabilità collettiva di incoraggiare chi soffre a parlare, perché “se ti apri, aiuti tante persone.”