Il dibattito sulle squadre Under 23 nel calcio italiano si arricchisce delle considerazioni di Danilo Caravello, procuratore sportivo intervenuto ai microfoni di TMW Radio durante la trasmissione ‘A Tutta C’. Le sue parole offrono una prospettiva chiara sull’importanza di questi progetti per la crescita del movimento calcistico nazionale, con un occhio di riguardo alle realtà che, come l’Atalanta, stanno dimostrando la validità di tale percorso.
Il valore delle squadre Under 23
Caravello ha espresso un forte sostegno all’iniziativa delle seconde squadre, pur riconoscendo le preoccupazioni legate alla tradizione e al campanilismo. “Sono convinto che le squadre Under 23 siano un passo fondamentale, anche se comprendo le perplessità legate al campanilismo,” ha affermato il procuratore. Ha poi sottolineato come l’esperienza della Juventus abbia già evidenziato i benefici, con numerosi giovani che hanno raggiunto la prima squadra o sono stati valorizzati sul mercato. Questo modello virtuoso trova riscontro anche nell’Atalanta U23, che sta seguendo un percorso simile di sviluppo e promozione dei talenti.
Atalanta U23: un modello di crescita
L’Atalanta U23 viene citata come un esempio positivo di come il progetto delle seconde squadre possa funzionare efficacemente. La capacità di far crescere i giovani calciatori in un contesto competitivo come la Serie C è vista come un elemento chiave per colmare il divario con altre nazioni calcisticamente avanzate. Caravello ha evidenziato come l’Italia sia in ritardo di anni rispetto a realtà come la Spagna in questo ambito, rendendo le squadre Under 23 uno strumento indispensabile per la formazione dei futuri professionisti. Anche il Milan, nonostante la retrocessione della sua seconda squadra, ha già visto emergere talenti come Camarda e Bartesaghi, a riprova dell’efficacia del sistema.
Riforma necessaria per il calcio italiano
Oltre al tema delle Under 23, Caravello ha esteso la sua analisi a problematiche più ampie del sistema calcistico italiano. Ha criticato le attuali regole sul minutaggio e le valorizzazioni, sostenendo che “un giovane bravo deve giocare perché è bravo, non per obbligo di regolamento.” Questa mentalità, a suo dire, deve cambiare per permettere ai talenti di emergere per merito. Un altro punto critico sollevato riguarda le anomalie nei trasferimenti interni, dove le squadre di Serie C o B devono fornire fideiussioni per acquisti in Italia, ma non per quelli dall’estero, penalizzando il mercato nazionale. La necessità di un “cambio di rotta generale” è impellente, soprattutto alla luce delle recenti delusioni internazionali, come la sconfitta dell’Under 20 contro gli Stati Uniti, che evidenzia la necessità di ripensare il sistema dalle fondamenta.