Bastoni e l’avventura a Bergamo: “Un tunnel a Zingonia mi stava costando caro…”

Ospite di Alessandro Cattelan nel podcast Supernova, il difensore azzurro ha ripercorso alcune tappe fondamentali della sua carriera

Alessandro Bastoni, oggi pilastro dell’Inter e della Nazionale italiana, ha iniziato il suo percorso calcistico nei campi di Zingonia, sede delle giovanili dell’Atalanta. In un’intervista al podcast “SuperNova” del presentatore televisivo Alessandro Cattelan,  ha raccontato le difficoltà e le esperienze che hanno segnato i suoi primi passi nel mondo del calcio professionistico.

Bastoni e l’esordio in A

Il debutto di Bastoni in Serie A avvenne grazie a Gian Piero Gasperini, durante una partita contro la Sampdoria. Nonostante la vittoria, il giovane difensore non trovò subito spazio nella squadra bergamasca, un’esperienza che lo portò a trasferirsi al Parma. Qui, sotto la guida di D’Aversa, Bastoni riuscì a dimostrare il suo valore, attirando l’attenzione dell’Inter: “Il mio esordio in Serie A lo devo proprio a Gasperini, vincemmo 1-0 contro la Sampdoria dove c’erano giocatori importanti come Muriel e Skriniar. Però, dopo quella partita, non ho più visto il campo. Mi ha lanciato lì, e io avevo appena 17 anni, quindi non ho potuto ovviamente chiedere spiegazioni. Non ho mai realmente capito il motivo di quella scelta. Credo che quando giochi nella squadra dove hai fatto tutte le giovanili sia difficile essere visto come un giocatore già pronto: rimani sempre “il ragazzo” cresciuto nel vivaio. Quindi lasciare Bergamo per andare a Parma è stato per me fondamentale, quasi una salvezza”.

Un cambio di mentalità

Bastoni ha anche riflettuto su come la mentalità nel calcio giovanile sia cambiata nel tempo. Se in passato il nonnismo era una realtà comune, oggi i giovani calciatori sono più preparati e supportati. Questo cambiamento ha permesso a molti di loro di emergere più facilmente nelle prime squadre, un percorso diverso da quello affrontato da Bastoni: “A quei tempi c’era ancora una mentalità di nonnismo piuttosto forte. Ricordo un episodio in allenamento con giocatori come Stendardo, Masiello e Zukanovic. Feci un tunnel a un compagno più esperto e rischiai grosso, tanto che dovetti praticamente scappare via dal campo per non prendere le botte. È una cosa che ricordo ancora chiaramente. Personalmente non trovo giusto questo atteggiamento: se un ragazzo giovane ti fa un tunnel, devi fargli i complimenti, non minacciarlo”.