Il calciomercato dell’Atalanta è finito sotto la lente d’ingrandimento del giornalista Fabrizio Biasin, che ha espresso un giudizio critico sulle recenti operazioni della Dea. L’analisi si concentra in particolare sui movimenti in entrata, con l’arrivo di giocatori come Musah, Krstovic, Zalewski e Ahanor, e sulla strategia complessiva adottata dalla società bergamasca, che secondo Biasin non rispecchia più la tradizionale “genialità” che ha contraddistinto il club negli anni passati. La valutazione del mercato atalantino, pur riconoscendo alcuni aspetti positivi, solleva dubbi sulla capacità di questi nuovi innesti di replicare il successo delle scoperte passate.
Il giudizio di Biasin sul mercato della Dea
Il noto giornalista Fabrizio Biasin ha espresso una valutazione severa sul calciomercato dell’Atalanta, assegnando un voto di 5 e dichiarando senza mezzi termini: “Non ci siamo”. Questa affermazione, insolita per un club abituato a operazioni di mercato oculate e spesso sorprendenti, evidenzia una percezione di discontinuità rispetto al passato glorioso della Dea. Biasin ha sottolineato come, nonostante la società abbia agito con coerenza mantenendo fermo il punto su giocatori chiave come Lookman, la sensazione generale sia quella di un mercato che ha perso la sua tradizionale brillantezza. L’analisi del giornalista si concentra sulla mancanza di vere e proprie “scoperte” in puro stile Atalanta, profili che in passato hanno saputo fare la differenza con investimenti contenuti e rendimenti elevati.
Investimenti e profili in entrata
Il cuore della critica di Biasin riguarda gli investimenti significativi effettuati per i nuovi acquisti. Il giornalista ha evidenziato come le cifre spese per giocatori come Musah, valutato 30 milioni di euro, Krstovic, per il quale sarebbero stati sborsati 25 milioni, e i 17 milioni ciascuno per Zalewski e Ahanor, siano considerate eccessive. Sebbene questi calciatori siano descritti come “interessanti” e con il potenziale per fare bene, Biasin li classifica come “profili conosciuti”, lontani dall’immagine della “scoperta” che ha reso celebre l’Atalanta. La strategia di mercato della Dea, secondo questa visione, sembrerebbe aver virato verso acquisti più onerosi e meno “geniali”, discostandosi da quel modello che ha permesso al club di valorizzare talenti sconosciuti e trasformarli in campioni, generando plusvalenze significative e successi sportivi.
La coerenza su Lookman e le strategie mancate
Nonostante le critiche, Biasin ha riconosciuto un aspetto positivo nella gestione del mercato atalantino: la ferma volontà della società di mantenere in rosa giocatori fondamentali come Lookman. Questa decisione è stata elogiata come un esempio di “coerenza massima”, dimostrando la capacità del club di resistere alle lusinghe del mercato per preservare l’integrità della propria rosa. Tuttavia, questo punto di forza non è bastato a bilanciare la percezione di un mercato in entrata meno incisivo. La critica di Biasin suggerisce che, pur avendo mantenuto i propri gioielli, l’Atalanta non sia riuscita a replicare la stessa acume nelle operazioni in entrata, dove la ricerca di profili meno noti ma con un alto potenziale di crescita sembra essere stata sostituita da investimenti più consistenti su giocatori già affermati, ma forse meno in linea con la filosofia storica del club.