Gasperini e Atalanta: plusvalenze record per la dea

Domenico Moro: “Ancora emozionato per il gol nell’82 al Mantova”

Domenico Moro, ex centrocampista dell’Atalanta, ripercorre la storica doppia promozione e analizza il calcio attuale, dal settore giovanile all’ambizione europea della Dea, sottolineando l’importanza di fame e sacrificio.

Per i veri appassionati dell’Atalanta, il nome di Domenico Moro evoca un’epoca di profonda trasformazione e autentico spirito di sacrificio. L’ex centrocampista nerazzurro, classe 1962, è stato un protagonista indiscusso degli anni ’80, un periodo in cui la Dea risaliva con tenacia dagli abissi della Serie C1. Le sue recenti dichiarazioni, rilasciate in esclusiva ai microfoni di TuttoAtalanta.com, offrono uno spaccato prezioso sulla sua esperienza e una lucida analisi sul calcio odierno, dal settore giovanile alla prima squadra, sottolineando l’importanza di valori intramontabili per la crescita.

Il cuore nerazzurro degli anni ’80: fame e doppia promozione

Moro ha rievocato con vivida emozione il suo arrivo a Bergamo all’età di diciotto anni, un momento di grande novità e scoperta. Ha raccontato di aver scelto l’Atalanta, nonostante militasse in Serie C, per la rinomata eccellenza del suo settore giovanile, che valorizzava i giovani talenti. La sua fortuna fu quella di essere aggregato immediatamente alla prima squadra, senza passare per le giovanili. L’ex centrocampista è stato un pilastro della storica doppia promozione dalla C1 alla Serie A, un percorso che ha segnato una svolta indelebile nella storia del club. Un ricordo particolarmente vivo è legato al gol segnato al Mantova il 23 maggio 1982, decisivo per il passaggio in Serie B. “È stato talmente emozionante che per rendermene conto ho dovuto rivederlo”, ha confessato, descrivendo il colpo di testa su cross di Marino Magrin, sotto una pioggia battente, con la Curva Nord in festa. All’epoca, indossare la maglia nerazzurra significava onorare i presidenti Achille e Cesare Bortolotti e i ventimila tifosi che affollavano lo stadio anche in Serie C. “Si giocava per la maglia“, ha affermato, evidenziando come i valori di sacrificio e appartenenza fossero intrinseci, forse anche per la minore circolazione di denaro rispetto al calcio attuale. Ha indicato Giovanni Vavassori come l’incarnazione perfetta di quello spirito, un giocatore che non mollava mai, nemmeno di fronte al dolore.

L’eccellenza del vivaio Atalanta e le sfide dei giovani

Il settore giovanile dell’Atalanta, secondo Moro, mantiene ancora oggi un’eccellenza riconosciuta a livello europeo, non solo italiano. Ha elogiato gli ingenti investimenti in strutture come Zingonia, invidiate da molti. Tuttavia, ha anche evidenziato un cambiamento rispetto al passato: “Una volta forse i giovani avevano più opportunità di entrare nel giro della prima squadra; oggi un po’ meno, perché si attinge di più all’estero”. Questa osservazione si lega alla sua analisi sulle difficoltà dei giovani calciatori italiani di fare il salto di qualità. Da responsabile tecnico metodologico del settore giovanile dell’Almè, Moro ha sottolineato la mancanza di “fame” e di spirito di sacrificio in molti ragazzi, abituati ad avere tutto senza doverselo guadagnare, un tratto che invece riscontra spesso nei giovani stranieri. Ha ribadito la responsabilità dei settori giovanili nel valorizzare i ragazzi sia tecnicamente che nel comportamento, ponendo rispetto ed educazione come valori imprescindibili. La sua filosofia è chiara: “Di divertirsi. Viene prima di tutto. Ma per divertirsi serve impegno: il calcio è dinamico, bisogna correre. Divertimento e impegno, poi tutto il resto”.

L’Atalanta di Serie A: tra infortuni e ambizioni europee

Passando all’Atalanta attuale, Moro ha espresso fiducia nelle potenzialità della squadra, nonostante una fase sfortunata caratterizzata da infortuni. Ha pronosticato che la Dea possa rientrare tra le prime sei posizioni in classifica e conquistare nuovamente un posto in Europa. Ha elogiato il lavoro di Antonio Percassi e Gian Piero Gasperini, definendoli il “valore aggiunto” della squadra per la loro progettualità e le scelte coraggiose. Riguardo all’attuale tecnico, ha suggerito di concedere tempo e fiducia a Juric, riconoscendogli competenza e concetti validi, seppur diversi da quelli del suo predecessore. Analizzando le prossime sfide, ha indicato la partita casalinga contro il Lecce, dopo la sosta, come un incontro da “interpretare bene”, dove i tre punti sono fondamentali, pur riconoscendo che “nessuno è sprovveduto“. Per quanto riguarda l’impegno europeo contro il Paris Saint-Germain, ha previsto una “bella partita”, sottolineando come l’Atalanta abbia sempre ben figurato in Europa. Pur definendo il PSG “extraterrestre“, ha espresso la convinzione che la Dea “cercherà di fare bella figura” e “se la giocherà“, nonostante la difficoltà di ottenere una vittoria. Sulle favorite per lo scudetto, ha indicato Napoli, Inter e Milan, posizionando la Juventus subito sotto e l’Atalanta in un gruppo competitivo con Roma, Lazio e Fiorentina, aggiungendo che se la rosa fosse rimasta invariata rispetto all’anno precedente, avrebbe creduto anche allo scudetto.

Un futuro nel calcio giovanile, con la passione di sempre

Domenico Moro, il “Moretto” ancora riconosciuto e salutato con affetto a Bergamo, ha scelto di rimanere legato alla città con la sua famiglia. Il suo futuro professionale è saldamente ancorato ai settori giovanili. Attualmente responsabile tecnico metodologico dell’Almè, ha abbracciato un progetto che definisce “importante e stimolante”, anche grazie alla collaborazione con la Dave Locatelli Agency. L’obiettivo è costruire dalle basi, valorizzando i ragazzi e offrendo loro la possibilità di crescere senza l’ossessione del risultato, che non è considerato l’aspetto più importante. Il suo impegno in campo, con il patentino UEFA A e un costante aggiornamento, testimonia una vita spesa per il calcio, guidata da quella stessa passione, responsabilità e dedizione che lo hanno contraddistinto fin dagli anni della doppia promozione nerazzurra.