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Lo chef Mario Gamba: “Atalanta, dispersa un’epoca. Io nerazzurro da sempre”

Lo chef Mario Gamba è un orgoglioso bergamasco e tifoso appassionato dell’Atalanta. Per questo ha condiviso le sue impressioni tra passato e presente. Leggi la sua intervista.

Dalle cucine stellate di Monaco di Baviera e Città del Messico, dove il suo ristorante Acquarello brilla tra i vertici della gastronomia internazionale, si leva la voce di Mario Gamba. Chef di fama mondiale, ma soprattutto orgoglioso bergamasco e tifoso appassionato dell’Atalanta, Gamba ha condiviso con TuttoAtalanta.com la sua passione per l’Atalanta. Le sue parole, intrise di un legame indissolubile con la sua terra e la squadra simbolo della sua identità, offrono una visione critica e appassionata sul momento attuale, richiamando i valori fondamentali che hanno reso grande la Dea.

Il legame indissolubile con la Dea e lo spirito bergamasco

Gamba ha parlato così del legame tra lui e l’Atalanta: “Tutto nasce nei ricordi d’infanzia, tra i profumi e i colori di una terra che mi ha insegnato il valore del lavoro silenzioso, della disciplina e dell’umiltà. La laboriosità bergamasca è un modo di vivere fatto di rispetto, inclusione e determinazione. Ogni stagione aveva un suo profumo: la terra appena lavorata, l’aria fresca delle valli. In quei gesti si percepiva una religiosità silenziosa, fatta di esempi. Il carattere bergamasco può sembrare riservato, ma è ascolto, riflessione, capacità di trasformare le divergenze in crescita. È un carattere che non molla: trova nella fatica la forza e nella comunità l’orgoglio. Lo stesso spirito che vedi ogni volta che l’Atalanta scende in campo”.

Tra passato e presente

Lo chef internazionale sembra aver sofferto la separazione tra il club e Gasperini: “In pochi mesi si è buttato via ciò che si era costruito in nove anni. Non è stato un ciclo, è stata un’epoca che poteva continuare con Gasperini: carattere spigoloso, sì, ma grande conoscitore di calcio, capace di entrare nella testa dei giocatori e dar loro intensità. Con Gasp potevamo andare avanti altri dieci anni. Nessuna italiana giocava come l’Atalanta: sembrava una big inglese”. Gamba inoltre ha mostrato preoccupazione per l’avvio della nuova stagione: “L’allenatore mi ha sempre lasciato perplesso e, per me, ha ridimensionato le ambizioni. I giocatori importanti vanno altrove e noi abbiamo sperperato un capitale culturale, sociale ed economico costruito in nove anni”.

L’immagine fuori dall’Italia

I risultati raggiunti dall’Atalanta in campo europeo negli ultimi anni hanno elevato lo status del club. E Gamba, che vive all’estero, ha notato un bel cambiamento: “La percezione fuori dall’Italia è cambiata. Risultati, giocatori, stadio bellissimo. Tutto è iniziato con le immagini di Bergamo durante il Covid. È cresciuta la visibilità della città e del territorio, anche grazie all’aeroporto di Orio. Qui a Monaco ci sono tedeschi che tifano Atalanta e me lo raccontano con orgoglio”. L’unica cosa che non è cambiata è il suo sangue nerazzurro: “Il sangue nerazzurro scorre da sempre. Andavo sempre allo stadio. L’ultima partita è stata a Dortmund, con il capitano Micky Stevic, ospite suo e del presidente del BVB, cliente del mio ristorante. Era l’inizio della crescita dell’Atalanta e loro la ammiravano. Dobbiamo dire grazie a Percassi: l’Atalanta ha portato attrattività a Bergamo”, ha spiegato.

Il caso Lookman

Infine, Gamba si è espresso così sulla situazione Lookman. Il giocatore è tornato ad allenarsi in gruppo e molto probabilmente sarà disponibile per la partita contro il Torino: “Per me la differenza la può fare solo Antonio Percassi. Lookman fa i capricci, ma servirebbe un intervento della UEFA per ridimensionare il ruolo dei procuratori”.