Il futuro di Jeremie Boga potrebbe essere nuovamente in Italia. L’ex calciatore di Sassuolo e Atalanta, come emerso nelle ultime ore, sarebbe in procinto di lasciare il Nizza, club a cui si era unito dopo la sua esperienza a Bergamo. La decisione scaturisce da un grave episodio che avrebbe compromesso irrimediabilmente il suo rapporto con l’ambiente e la tifoseria della squadra francese. Questo apre scenari di mercato che coinvolgono anche la Serie A.
L’addio al Nizza e il possibile ritorno in Italia
La permanenza di Boga in Costa Azzurra sembra essere giunta al capolinea. Un violento agguato da parte dei tifosi del Nizza, che ha visto l’esterno offensivo come una delle vittime principali insieme al compagno di squadra Tarem Moffi, ha creato una frattura insanabile. L’aggressione ha avuto conseguenze fisiche per Boga, al quale sono stati prescritti cinque giorni di prognosi. L’episodio ha reso estremamente difficile, se non impossibile, la sua continuazione con la maglia rossonera. Secondo le indiscrezioni riportate dall’esperto di mercato Fabrizio Romano, il calciatore cercherà una nuova sistemazione nella finestra di mercato di gennaio. Tra le ipotesi più concrete c’è quella di un ritorno nel campionato italiano, dove ha già dimostrato il suo valore con le maglie di Sassuolo e Atalanta, che potrebbe rappresentare un’occasione per diversi club.
La dinamica dell’accaduto
Pochi giorni fa, in seguito alla partita di Ligue 1 contro il Lorient culminata con una sconfitta per 3-1, circa 400 ultras si sono fatti trovare al centro di allenamento della squadra. La situazione è rapidamente degenerata. Dopo un confronto verbale acceso a bordo del pullman, i giocatori sono stati aggrediti una volta scesi. Boga, insieme ad altri compagni ha subito sputi, calci e pugni. Le accuse mosse a Boga dai tifosi riguarderebbero anche la presunta offerta di biglietti a tifosi del Marsiglia per una partita precedente. In seguito all’imboscata, l’ex nerazzurro è stato sottoposto a visite mediche che hanno certificato una prognosi di almeno cinque giorni di incapacità totale di lavorare.
