Il mondo del settore giovanile dell’Atalanta piange la scomparsa di Eugenio Perico, una figura che ha lasciato un’impronta indelebile a Zingonia. A tracciarne un ritratto commosso è Roberto Selini, ex dirigente con delega al vivaio, che attraverso le colonne de L’Eco di Bergamo ha rievocato la caratura di un uomo simbolo della dedizione e della passione per i colori nerazzurri.
Un leader silenzioso a Zingonia
Nelle parole di Selini, emerge l’immagine di un professionista instancabile, un vero e proprio pilastro del centro sportivo. “Eugenio era una forza della natura”, ha spiegato Selini, sottolineando come la sua autorevolezza non avesse bisogno di gesti plateali. “Era uno che sapeva farsi rispettare solo con lo sguardo”. La sua presenza era una costante, un faro per l’intero ambiente giovanile. Il suo lavoro andava ben oltre il rettangolo verde, diventando un supporto fondamentale in ufficio per figure chiave come il maestro Bonifaccio, Finardi e l’indimenticato Mino Favini. Perico viveva per l’Atalanta, incarnando pienamente lo spirito del lavoro e del sacrificio tipico del territorio bergamasco.
Passione incontenibile e grande umanità
Selini ha poi svelato il lato più passionale e umano di Perico, un uomo capace di alternare un’incredibile foga agonistica a momenti di grande convivialità. “Mino Favini, spesso, doveva intervenire per calmarlo quando perdeva le staffe in panchina”, ha raccontato con un sorriso, a testimonianza di una passione viscerale per il gioco. Tuttavia, questa grinta si stemperava fuori dal campo, dove la sua proverbiale rigorosità lasciava spazio a una contagiosa simpatia. “La rigorosità in campo si trasformava in simpatia quando si era in gruppo e c’era qualche barzelletta da raccontare”, ha concluso Selini. Un ritratto che consegna alla storia l’immagine di un maestro severo ma giusto, un uomo vero che ha contribuito a forgiare la storia del vivaio atalantino.




