In un contesto di profonda riflessione sul futuro del calcio italiano, Giuseppe Marotta, presidente dell’Inter, ha offerto una panoramica schietta sulle sfide economiche e strutturali che affliggono la Serie A. Le sue dichiarazioni, rilasciate a margine della presentazione del libro “Il calcio del futuro, tra intelligenza artificiale e azioni ecosostenibili” di Stefano Boldrini, hanno toccato temi cruciali, dalla costruzione di nuovi stadi alla competitività del campionato, gettando luce sulle dinamiche che influenzano anche club come l’Atalanta.
Il calcio italiano tra passato e presente: un campionato di transizione
Marotta ha dipinto un quadro del calcio italiano che si discosta nettamente dal glorioso passato. “Il nostro campionato è di transizione, non è più l’Eldorado degli anni 2000, quando avevamo il miglior ranking ed eravamo molto competitivi”, ha affermato il dirigente nerazzurro. Questa analisi evidenzia una Serie A che, pur accogliendo talenti intramontabili come Luka Modric – definito da Marotta uno “spot positivo” per la sua capacità di ispirare le nuove generazioni – vede spesso l’arrivo di campioni nella fase calante della loro carriera, a differenza di quanto accadeva in passato, quando i club acquisivano giovani promesse e le trattenevano a lungo.
La sfida degli investimenti e il divario con l’Europa
Uno dei nodi centrali sollevati da Marotta riguarda la capacità di investimento dei club italiani, nettamente inferiore rispetto ai giganti europei. “Il Real Madrid ha preso Mastantuono a 60 milioni di euro, le italiane se prendono un 2004, un 2005 o un 2006 spendono 30-35 milioni al massimo”, ha spiegato, sottolineando che il “mercato di acquisizione è molto limitante.” Questo divario economico impedisce alle squadre italiane di competere ad armi pari per i giovani talenti emergenti, costringendole a strategie diverse per mantenere la competitività.
Atalanta e le plusvalenze: una necessità condivisa
In questo scenario, Marotta ha evidenziato una pratica diffusa tra i grandi club italiani, inclusa l’Atalanta: il ricorso alle plusvalenze. “I grandi club come Inter, Milan, Juventus, Roma, Napoli e Atalanta sono ricorsi alle plusvalenze”, ha dichiarato, aggiungendo che “senza ricorrere alle plusvalenze non saremmo in grado di presentare un bilancio adeguato”. Questa dipendenza dalle cessioni di giocatori per generare utili è una conseguenza diretta della disparità nei ricavi dai diritti televisivi all’estero, che per l’Italia sono dieci volte inferiori rispetto ad altri campionati. Per l’Atalanta, come per le altre squadre menzionate, la capacità di valorizzare e poi vendere i propri talenti è diventata una componente essenziale per la sostenibilità economica e per continuare a investire nel progetto sportivo.