Cristiano Doni: "La maglia dell'Atalanta, un amore che mi ha segnato"

Cristiano Doni: “La maglia dell’Atalanta, un amore che mi ha segnato”

Cristiano Doni, leggenda dell’Atalanta, si confida sulla sua carriera, la fedeltà ai colori nerazzurri e il difficile percorso dopo il calcioscommesse. Un racconto di caduta e rinascita, tra imprenditoria e l’amore per la famiglia.

La voce di un’icona, un simbolo indelebile per i tifosi nerazzurri, risuona ancora oggi con la forza delle sue esperienze. Cristiano Doni, il calciatore che ha scritto pagine memorabili nella storia dell’Atalanta, si è aperto in una recente intervista, ripercorrendo i momenti salienti di una carriera straordinaria e le profonde cicatrici lasciate da una vicenda personale complessa. Le sue parole offrono uno spaccato intimo di un uomo che, dopo aver toccato il cielo con un pallone, ha dovuto affrontare la caduta, trovando poi la forza per ricostruire la propria vita, sempre con Bergamo nel cuore.

L’amore per la Dea e le scelte di carriera

Doni, riconosciuto come il miglior marcatore di sempre per la squadra bergamasca, ha rivelato dettagli inediti sulla sua incrollabile fedeltà all’Atalanta. Nonostante l’interesse di club blasonati, la sua priorità è sempre stata la maglia nerazzurra. “Ho avuto l’opportunità di vestire la maglia della Juventus, ma le richieste dell’Atalanta erano elevate e, in fondo, ero felice di rimanere a Bergamo”, ha raccontato. Un’altra occasione si presentò con la Roma, dove l’allora tecnico Spalletti lo avrebbe voluto come alternativa a Totti. “Mi chiamavano, mi facevano sentire l’inno della Champions, ma a 34 anni ho scelto di restare fedele all’Atalanta”, ha affermato, sottolineando un legame che andava oltre le sirene del grande calcio. Tra i compagni di squadra, un nome spicca su tutti: “Morfeo era un talento puro, un artista del pallone”, ha ricordato con ammirazione.

La tempesta del calcioscommesse e la rinascita

Il racconto si è poi spostato sul periodo più buio della sua esistenza, la vicenda del calcioscommesse. Doni ha descritto il trauma di quel momento, l’irruzione delle forze dell’ordine all’alba, i giorni di detenzione e l’esposizione mediatica che lo ha trasformato in un bersaglio. “Mi hanno etichettato in un modo che non mi apparteneva, sono finito in una macchina del fango”, ha dichiarato, esprimendo il dolore di sentirsi un capro espiatorio. Ha ammesso la sua leggerezza in relazione a due partite, Crotone-Atalanta, dove peraltro segnò un gol, e Atalanta-Piacenza. “Sapevo che alcuni giocatori del Piacenza manipolavano le partite, e ho accettato quella situazione. Sono stato ingenuo”, ha confessato. Nonostante la condanna e il crollo di un mondo, ha trovato la forza per rialzarsi: “Quello che non ti uccide ti rende più forte, e oggi la gente di Bergamo mi dimostra ancora affetto, ed è questo che conta davvero”.

Un nuovo capitolo per Cristiano Doni

Dalle ceneri di un passato difficile, è emerso un uomo nuovo, dedito all’imprenditoria. “Ho dovuto affrontare molte difficoltà, ma mi sono rimboccato le maniche”, ha spiegato. Oggi, Doni è un imprenditore di successo con attività di ristorazione a Maiorca, frutto di anni di lavoro e attenzione alla qualità. A Bergamo, ha inaugurato un centro sportivo dedicato al padel, ricavato da un ex convento, un luogo che promuove la socialità e dove ritrova molti ex colleghi calciatori. La sua vita è ora arricchita dalla famiglia: una figlia di 22 anni e un figlio di 12, appassionato di calcio e grande ammiratore del Papu Gomez. “Mio figlio è arrivato in un momento buio della mia vita, mi ha dato la forza di andare avanti”, ha rivelato con emozione. Nonostante il suo glorioso passato, Doni preferisce che il figlio trovi la propria strada, augurandogli solo la felicità, senza l’ombra dei suoi successi o dei suoi errori. Continua a seguire l’Atalanta con passione, mantenendo però una sana distanza.