Il 5 settembre, il mondo del calcio celebra un compleanno speciale: Fabrizio Ferron, l’eterno ragazzo con i guanti che ha difeso i pali dell’Atalanta per quasi trecento volte, spegne sessanta candeline. La sua carriera è un intreccio di passione, dedizione e momenti indimenticabili che hanno segnato la storia della Dea, dalla rinascita europea alla formazione dei talenti di oggi.
La carriera di Ferron a Bergamo
Ferron giunse a Bergamo nel 1988, un anno significativo per l’Atalanta che tornava in Serie A dopo l’epica cavalcata in Coppa delle Coppe. Con la sua agilità felina, si affermò rapidamente tra i pali, prendendo il posto di un’icona come Ottorino Piotti. Sotto la guida di Emiliano Mondonico, divenne un pilastro della “Regina delle Provinciali”, contribuendo a consolidare la squadra nella massima serie con un sesto posto immediato.
I cammini europee
La sua presenza fu fondamentale nelle successive avventure europee, inclusa l’eliminazione al primo turno di Coppa UEFA e i quarti di finale di Coppa Italia nel 1991, dopo aver superato squadre come Dinamo Zagabria, Fenerbahce e Colonia. Ferron fu anche protagonista nella finale di Coppa Italia del 1996 contro la Fiorentina, un’altra tappa memorabile della sua carriera nerazzurra, dimostrando la sua capacità di essere decisivo, come nel rigore parato a Maurizio Ganz nello stesso anno.
I momenti difficili di Ferron a Bergamo
Non mancarono i momenti difficili, come la mancata terza qualificazione europea sfiorata con Marcello Lippi e la successiva caduta in Serie B con la gestione Valdinoci-Prandelli, subentrati a un acerbo Guidolin. Tuttavia, la sua dedizione fu costante anche in quei periodi, culminati con il ritorno nella massima serie sotto la guida del “Baffo di Rivolta d’Adda”, Emiliano Mondonico, dimostrando la resilienza della squadra e il suo attaccamento ai colori nerazzurri.
Dopo il calcio
Dopo aver lasciato il campo, Ferron ha continuato a dedicarsi al calcio, lavorando con diverse squadre e poi entrando nei ruoli federali. Dal 2013, ha ricoperto ruoli nelle rappresentative azzurre giovanili, dove ha avuto un impatto diretto sullo sviluppo di talenti come Marco Carnesecchi, l’attuale portiere titolare dell’Atalanta, che è passato per le sue mani nell’Under 17. Questo legame sottolinea come la sua influenza si estenda dal passato glorioso fino al presente della Dea, unendo generazioni di portieri.