Gian Piero Gasperini, oggi tecnico della Roma, ha condiviso le sue riflessioni sul passato, in particolare sul suo periodo all’Atalanta, e sulle motivazioni che lo hanno condotto alla panchina capitolina. Le sue dichiarazioni, rilasciate durante un’intervista con Corriere dello Sport, offrono uno sguardo approfondito sulle dinamiche che hanno caratterizzato la sua esperienza a Bergamo e le scelte professionali successive.
Il congedo da Bergamo: una sensazione premonitrice
L’ex allenatore nerazzurro ha offerto uno spaccato delle sue passate decisioni professionali, con un focus particolare sul periodo trascorso all’Atalanta. Ha rivelato di aver percepito, già prima della conclusione della sua esperienza, che la stagione in corso a Bergamo sarebbe stata l’ultima alla guida della squadra. “Ranieri iniziò a contattarmi verso dicembre. Era ancora tutto nella fase embrionale. Io non sapevo cosa avrei fatto a giugno, ma avevo intuito che sarebbe stato l’ultimo anno a Bergamo. Un anno prima parlai col Napoli, ma dopo l’Europa League avevo la sensazione che sarei potuto anche andare oltre con l’Atalanta perché la squadra era forte”, ha spiegato.
La scelta di Roma
Gasperini ha poi spiegato perché ha scelto di andare a Roma: “Perché in Italia, insieme a Napoli, è la piazza più appassionata e appassionante, con la differenza che gli azzurri hanno vinto. Lo stimolo è elevatissimo”. Infine, ha risposto così sulle “accuse” di una Roma incompleta: “Ma quelli che ho trovato mi hanno dato credito, disponibilità. Indipendentemente dalle situazioni che vivono. Questa è una squadra che ha giocatori in scadenza, in prestito o di prossima uscita. Un misto, insomma, ma c’è una bella compattezza. Dovbyk? Lo recupereremo”.