Giovanni Sartori, ex dirigente che ha fatto le fortune dell’Atalanta e attuale responsabile dell’area tecnica del Bologna, ha recentemente condiviso le sue riflessioni sul suo percorso professionale e sulle prospettive future. Le sue dichiarazioni, rilasciate in un’intervista a La Repubblica, hanno toccato temi cruciali come la sua permanenza nel club emiliano e le sfide legate allo sviluppo del settore giovanile, tracciando un implicito confronto con le sue precedenti esperienze.
La scelta di rimanere a Bologna e il valore dell’ambiente
Sartori, che all’Atalanta è trascorso un periodo di quasi dieci anni, ha chiarito le motivazioni dietro la sua decisione di proseguire il suo impegno con il Bologna. Il dirigente ha sottolineato come il benessere professionale e l’apprezzamento siano fattori determinanti: “Dove mi trovo bene, io rimango, se benvoluto. Qui mi trovo benissimo, si lavora benissimo in piena armonia con tutti i miei collaboratori, mi sento apprezzato da Saputo e Fenucci e dai bolognesi che dimostrano grande affetto e stima. Tutto questo per me fa la differenza. Se i soldi fossero stati un criterio, non sarei stato 30 anni al Chievo Verona”. Questa prospettiva evidenzia come la stabilità e un ambiente collaborativo prevalgano su altre considerazioni, inclusa la possibilità di approdare in club di maggiore risonanza. La sua priorità rimane la continuità del progetto e il consolidamento del lavoro intrapreso, come da lui raccontato.
Il confronto con il modello Atalanta e la sfida del vivaio bolognese
Sartori ha anche affrontato il tema della replicabilità dei successi ottenuti in precedenti esperienze, facendo un implicito riferimento al suo operato a Bergamo. Ha spiegato che la situazione attuale a Bologna presenta delle specificità che rendono difficile emulare completamente il percorso con l’Atalanta, in particolare per quanto riguarda la struttura del settore giovanile. Il dirigente ha evidenziato una lacuna fondamentale: “Non è possibile perché qui manca un rifornimento dal basso, manca il vivaio. Il settore giovanile deve crescere, ci stiamo provando. Stiamo mandando i giocatori in prestito e speriamo che tornino maturi.” L’obiettivo è quello di formare giocatori capaci di affermarsi in Serie A. Sartori poi si augura “di vedere risultati nel giro di un paio di anni e intendo dire titolari da serie A, non ragazzi da due o tre presenze di sfuggita”.