Djimsiti: “Bergamo è casa mia, qui ho imparato che nulla è impossibile”

Berat Djimsiti racconta il suo legame con Bergamo: una città che gli ha insegnato il valore del sacrificio e dell’umiltà, trasformandolo in un simbolo dell’Atalanta e della sua gente.

Berat Djimsiti ha trovato a Bergamo non solo una squadra, ma una vera e propria casa. In un’intervista rilasciata alla Lega di Serie A per il format MadeinItaly, Djimsiti ha svelato il legame profondo che lo unisce all’Atalanta, una terra che gli ha insegnato il valore del sacrificio e dell’umiltà.

Il ritmo bergamasco: una scoperta

L’impatto iniziale con Bergamo è stato segnato dalla calma e dalla costanza. Djimsiti ha raccontato di aver trovato in questa città un ritmo diverso, più lento ma inesorabile, che rispecchia la sua indole. “Quando sono arrivato qui, la prima cosa che ho notato è stata la calma. A Bergamo tutto sembra seguire un ritmo diverso, più lento forse, ma costante. Un passo dietro l’altro, senza fermarsi mai. Mi ci sono trovato subito bene, perché rispecchia la mia indole”. L’approdo in Serie A rappresentava una sfida stimolante, un’opportunità di crescita in un campionato competitivo e affascinante.

Sacrificio e umiltà: i valori condivisi

Bergamo, città di lavoro e di industrie, ha fatto risuonare in Djimsiti i valori appresi dalla sua famiglia. Il sacrificio, l’umiltà e la concretezza sono diventati i pilastri del suo percorso. “In questa città si percepisce chiaramente il senso del sacrificio. Lavorano tanto, in silenzio, con umiltà. Proprio come faccio io sul campo. Questo atteggiamento è diventato mio, l’ho sentito vicino sin da subito”.

Famiglia e radici: il cuore di Djimsiti

Lontano dal campo, Djimsiti è un uomo riservato, un padre affettuoso che trova nella famiglia il suo punto di riferimento. “Per me la famiglia è tutto, è il punto centrale della mia vita. A casa non sono certo aggressivo come sul campo, anzi. Mi piace stare tranquillo, giocare con i miei figli e godermi ogni momento con loro”. Un ruolo importante nella sua integrazione a Bergamo lo ha avuto Giuliana, proprietaria del ristorante che lo accolse al suo arrivo, diventando una figura quasi materna. “È stata una figura importante per me quando ero giovane e solo, mi ha accolto come un figlio. E ancora oggi mi manda sempre un messaggio dopo le partite: critiche o complimenti, non ne sbaglia mai uno”.

Il calcio come metafora: l’Atalanta e l’industria bergamasca

Djimsiti ha tracciato un parallelismo tra l’industria locale e la filosofia dell’Atalanta, sottolineando la precisione, la competenza e l’assenza di fronzoli che caratterizzano entrambe. “Il nostro calcio è simile a un processo industriale: preciso, competente, senza fronzoli. Qui c’è un motto che ricorda sempre che devi uscire dal campo avendo dato tutto, fino all’ultima goccia di sudore. È un’identità molto forte, che condivido in pieno”. Un’etica del lavoro e del sacrificio che rende unici i nerazzurri.

L’apice della carriera: la vittoria in Europa League

Tra i tanti momenti indimenticabili vissuti con l’Atalanta, Djimsiti ha indicato la vittoria dell’Europa League come l’apice della sua carriera. “La vittoria dell’Europa League è stato il momento più bello della mia carriera. È la sintesi perfetta di tutto il lavoro fatto in questi anni”.  E sul futuro: “Spero di lasciare il ricordo di un ragazzo umile, che ha dato tutto per questa maglia. Non cerco il clamore, voglio soltanto aver lasciato una buona impressione. Io, di sicuro, parlerò sempre bene di Bergamo e dei suoi abitanti, ovunque andrò“.