La traiettoria professionale di Ivan Pelizzoli, ex portiere che ha iniziato la sua avventura nell’Atalanta, è un esempio emblematico di come gli infortuni possano determinare il destino di un atleta. La sua storia è caratterizzata da un esordio imprevisto, favorito da circostanze sfortunate per i suoi compagni, e da un successivo declino condizionato dai propri guai fisici, che hanno limitato una carriera che si preannunciava brillante.
Un esordio inaspettato a Bergamo
Nella stagione 2000-01, il giovane Pelizzoli, all’epoca ventenne e membro della formazione Primavera, non era nei piani imminenti della prima squadra guidata da Giovanni Vavassori. Il suo destino cambiò radicalmente quando entrambi i portieri principali, Fontana e Pinato, subirono un infortunio. Questa doppia assenza catapultò Pelizzoli direttamente tra i pali come titolare fin dalla prima giornata di campionato, offrendogli un palcoscenico inatteso. Le sue prestazioni furono talmente convincenti che, anche dopo il recupero dei due portieri più esperti, mantenne il posto da titolare, iniziando una rapida ascesa nel calcio italiano.
I problemi fisici dopo l’apice
Dopo essersi affermato all’Atalanta, Pelizzoli si trasferì alla Roma, dove raggiunse l’apice della sua carriera, venendo premiato nel 2003-04 come il portiere meno battuto d’Europa. Tuttavia, proprio quando la sua stella sembrava brillare più intensamente, una serie di infortuni personali iniziò a frenarne la corsa. Questi problemi fisici si rivelarono un ostacolo, portandolo a un’esperienza complicata alla Lokomotiv Mosca e a un progressivo allontanamento dai massimi livelli. La sua parabola discendente lo vide passare per l’AlbinoLeffe e il Cagliari, senza però ritrovare mai più la brillantezza dei primi anni.




